E’ necessario fare attenzione nel post e long Covid anche a quello che succede sul nostro cuoio capelluto, in particolare il follicolo pilifero rappresenta un miniorgano molto sensibile, come è noto, a tutte le mutazioni dello stato fisiologico, anche il semplice cambiamento stagionale può indurre una caduta che va sotto il nome di telogen effluvium. Le patologie, in modo particolare le infezioni rappresentano da sempre una della cause scatenanti di caduta di capelli con modalità telogen effluvium; naturalmente fra queste anche l’infezione da Covid 19.
La pandemia da Covid 19 ha numerosi e insidiosi effetti collaterali fra questi anche quelli legati ai capelli infatti è ormai confermato che il 30% di coloro che hanno contratto il virus, anche in forma asintomatica, a distanza di un trimestre, soffre di un’insolita e massiva perdita di capelli fino alla formazione di vere e proprie chiazze completamente glabre.
Uno studio dermatologico pilota in 3 diversi ospedali terziari di Madrid ha evidenziato come, dal 23 marzo 2020 al 12 aprile 2020, dei 175 pazienti ricoverati per Covid, ben il 67% presentasse alopecia androgenetica: per l’esattezza il 79% tra gli uomini, il 42% tra le donne, percentuali largamente superiori a quelle registrate tra la popolazione sana della stessa età media, che si attestano tra il 31% e il 53% per gli uomini e sotto il 38% tra le donne.
Una correlazione diretta tra infezione da Covid 19 e caduta di capelli è ormai nota. Il fenomeno è detto telogen effluvium post Covid, è molto intenso e ha una durata maggiore rispetto al telogen effluvium acuto dato da altri agenti virali. La differenza è nella modalità di aggressione al follicolo pilifero da parte del Coronavirus, che fa leva sugli stessi recettori utili per infettare le altre cellule del nostro organismo, andando a creare un danno diretto attraverso l’espressione di citochine infiammatorie che conducono le cellule dei capelli alla morte. Scatta allora una perdita massiva che, nel caso dei pazienti affetti da Covid 19, si manifesta precocemente rispetto allo stesso evento provocato magari da altre infezioni e dura per svariati mesi. Anche i soggetti asintomatici hanno sofferto di una aumentata perdita di capelli, questo a riprova che il virus esplica un’azione mirata sulle cellule del follicolo pilifero.
Di fatto Covid vuol dire lockdown, precarietà, crisi economica, paura della malattia, forte disagio emotivo e psicologico ed è ormai riconosciuto come lo stress possa essere causa di un’aumentata caduta di capelli. I meccanismi fisiopatologici alla base non sono ancora del tutto noti e appaiono assai complessi. La comune caduta di capelli aumentata nel periodo autunnale ha visto tuttavia un peggioramento e un maggior coinvolgimento della popolazione, probabilmente anche per via dello stress dei mesi di lockdown.
E’ possibile arginare tale fenomeno affidandosi ad esperti in materia, proprio come si fa di solito con tutte le altre patologie, e soprattutto osservare i sintomi: vedere quanti capelli si perdono e quando, nonché notare se il cuoio capelluto è dolente e se viene riscontrata la sensazione di bruciore o di prurito, punto di allarme a cui deve seguire una chiamata al medico competente. Bisogna preoccuparsi quando si giunge ai 300 o più capelli al giorno, quando la caduta supera i sei mesi di durata e si unisce a dolore, bruciore o intenso prurito. Un sintomo importante è infatti il prurito intenso incoercibile e costante che provoca una malattia cicatriziale del cuoio capelluto. Tale sintomatologia può affacciarsi anche diversi mesi prima dell’inizio della perdita dei capelli ed è questo uno di quei casi in cui la diagnosi e l’instaurazione di una terapia precoce riescono a evitare effetti definitivi e quindi non più trattabili. Anche una forma più subdola e più lenta, come l’alopecia androgenetica, la calvizie per intendersi, può essere scoperta con largo anticipo attraverso un semplice esame non invasivo, la tricoscopia, che ci aiuta nell’analisi clinica e quindi nella cura immediata. Un intervento precoce consente di gestire la caduta ed instaurare una terapia precoce che limiti la caduta ma soprattutto riduce il danno a livello del follicolo pilifero per impedire che quest’ultimo diventi irreversibile ed evolva in alopecia cicatriziale.