Il Covid-19 può generare differenti quadri clinici, da forme lievi a forme più aggressive con coinvolgimento di diversi organi e apparati, in particolare la sindrome respiratoria acuta, con un alto tasso di mortalità. Tra i vari organi, anche la cute si è dimostrata bersaglio. Molte manifestazioni cutanee sono state riportate come Covid-19 correlate dalla letteratura scientifica, in particolare emerge che il 58% dei pazienti presentano tali manifestazioni in fase acuta. La durata media dei quadri cutanei è di circa 12 giorni anche se alcune lesioni arrivano a superare i 150 giorni rientrando nei sintomi da “long covid”. L’analisi dei sintomi Covid correlati, in ambito dermatologico, non può prescindere da un possibile bias iniziale. Sono numerosi, infatti, i segni che finiscono per essere sottostimati dal paziente che non ne riconosce la gravità. Di conseguenza, qualora non si ricorra alle cure mediche, tali problematiche sfuggono all’analisi e non vengono riportate dagli studi clinici. Di contro però le lesioni cutanee, essendo visibili, sono facilmente documentabili anche se lievi ed asintomatiche.
Tra le manifestazioni cutanee descritte abbiamo vari quadri clinici: eruzioni orticarioidi, eruzioni eritemato-maculo-papulari e morbilliformi, esantemi papulovescicolari, eruzioni reticolari/racemose, eruzioni esclusivamente acrali e purpuriche vascolari, tra questi l’eritema pernio è quello più frequentemente riportato nella popolazione giovane.
Dal punto di vista patogenetico, ancora non è completamente chiaro il meccanismo, alla base dei quadri clinici cutanei, la cui comprensione potrebbe essere utile per chiarire i meccanismi che il Covid-19 utilizza per determinare il danno sistemico. Inoltre nei pazienti trattati per infezione sistemica da Covid, possono comparire reazioni cutanee indotte dai farmaci stessi. Ad oggi sappiamo che il Sars-CoV-2 può raggiungere i piccoli vasi sanguigni che si trovano nel derma, subito al di sotto dell’epidermide, innescando l’attivazione di meccanismi infiammatori, che a cascata possono determinare la comparsa di manifestazioni cutanee.
In alcuni casi, le lesioni cutanee si accompagnano ad altri segni o sintomi clinici, mentre in altri casi possono comparire come unico segno ed essere quindi spia di patologia. Quindi le manifestazioni cutanee a volte hanno una grande rilevanza diagnostica, permettendoci di smascherare quei pazienti “apparentemente asintomatici”. L’entità dei quadri clinici è variabile ed è importante non trascurare le lesioni che potrebbero rivelarsi utili per giungere alla diagnosi di Covid, proprio nell’ottica di tracciare il virus e tenerne il più possibile sotto controllo la diffusione del virus. Pertanto, anche in corso della pandemia da covid 19, si è confermato come la cute possa essere spia di di patologie internistiche, riconoscendo il ruolo del dermatologo come sentinella di condizioni sistemiche, grazie alla sua competenza nell’identificare le lesioni cutanee e ricondurle al meccanismo patogenetico alla base spesso, quest’ultimo, condiviso dalle patologie internistiche.